EDITORIALE

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Crescere nell’attualità

Gli articoli del presente n. 93 della nostra rivista propongono contributi che interessano diverse aree di applicazione dei principi della Psicologia Individuale. Si tratta di articoli che, seppur diversi l’uno dall’altro nell’impostazione concettuale, permettono dicogliere un fil rouge che li collega: leggono aspetti dell’attualità e individuano percorsi upgrade, ispirati dalla ricerca e orientati dai principi dalla Psicologia individuale.

Gli articoli possono essere idealmente divisi in due parti distinte che si intersecano nell’ordine di presentazione. Da un lato due contributi, il primo dei quali propone interessanti e innovative riflessioni per la gestione della relazione analitica e psicoterapeutica e il secondo rimanda all’importanza di possedere un articolato background culturale per comprendere i segnali dell’inconscio e della loro influenza sulla vita cosciente.

D’altro lato, due articoli affrontano complicate questioni sociali che incidono sulla salute psicologica degli individui, suscitano vissuti di sofferenza e deprivano la visione del futuro di possibili speranze. Il primo articolo, seppur scritto decenni or sono, riprende l’importanza della vita dei giovani all’interno dell’istituzione scuola al cui interno si possono sviluppare percorsi di eccellenza per gli allievi dotati ma di sfiducia e disperazione per quelli più deboli.

Il secondo articolo riguarda un’ampia disamina delle criticità sociali derivanti dai modelli di sviluppo economico fino ad ora seguiti, dannosi a vari livelli, dall’ecologia dell’ambiente agli squilibri sociali esistenti tra le diverse parti del pianeta. Un caso clinico ben descrive un complesso quadro psicologico figlio dei suindicati squilibri tra le cui pieghe trova posto il perdurante, endemico male del razzismo.

Il primo articolo, in recente traduzione italiana, approfondisce il delicato problema del suicidio nei giovani, tema peraltro già trattato da una diversa angolatura nel precedente numero della rivista.

La decisione di continuare a dare attenzione con un altro scritto a questo delicato tema è stata presa per condividere la lucida e precisa analisi proposta da Carl Furtmüller, collaboratore e amico di Adler. A distanza di svariati decenni, le argomentazioni proposte hanno il sapore dell’attualità; il titolo dell’articolo “Studenti e suicidio” è il testo del contributo al Convegno del 1910 organizzato da Adler a Vienna a cui partecipò anche Sigmund Freud.

Il contributo inquadra il tema del suicidio nei giovani nelle complessità delle determinanti che spingono un giovane a questo atto estremo.Il discorso è indirizzato a confutare la semplicistica lettura sostenuta dai mass media dell’epoca che attribuivano alla scuola la responsabilità di scoraggiare un giovane a tal punto da indurlo a suicidarsi. Furtmüller propone una descrizione puntuale delle funzioni della scuola superiore dell’epoca, traccia le linee pedagogiche seguite e commenta le aspettative sugli esiti dell’istruzione vissute dalle famiglie.Viene ben descritta la cultura del risultato, della performance si direbbe oggi, che premia i più dotati ma rischia di perdere i più deboli.

Le manchevolezze della scuola che fatica a diventare comunità educante sono presentate con argomentazioni lucide e coerenti. È ricordata la cultura dell’esaltazione dell’insuccesso come valore pedagogico, gli sviluppi dei sentimenti di inferiorità, di scarsa fiducia in sé stessi evidenti in una percentuale non irrilevante di alunni. Lamenta l’assenza di rapporti individualizzati con ragazzi più deboli, le difficoltà degli insegnati costretti a secondi lavori per le retribuzioni troppo basse e l’assenza di risorse per sviluppare attività socializzanti, indispensabili per una sana crescita dei giovani.

Con la stessa capacità argomentativa vengono presentate le idee sostenute da Adler che, già all’epoca, indicava la necessità dello sviluppo della collegialità tra i giovani, dell’aiuto da dare agli insegnanti nell’individuare precocemente i disagi degli allievi, dell’importanza delle relazioni individualizzate e dell’incoraggiamento da dare a quanti si trovassero in difficoltà.

Tutta la trama del discorso porta a comprendere le diverse variabili emotivo-relazionali che possono indurre scoraggiamento, sfiducia, sentimenti pervasivi di fallimento e pensieri suicidari ma anche, sul lato opposto, all’attivazione delle risorse per imparare a superare le difficoltà.Con molto acume e in modo sintetico sono individuate le probabili spinte alla rinuncia alla vita che rimandano a relazioni disturbate; viene infatti detto che “molto spesso, la sfida e la vendetta (contro i genitori o gli insegnanti) sono la vera forza motrice del suicidio”. (p.20)

Il lavoro è arricchito da un “Commento” degli allievi della Scuola di Psicoterapia diBrescia e dalle conclusioni del prof. Rovera. Gli allievi presentano interessanti note biografiche sulla relazione anche amicale che Furtmüller ebbe con Adler. Molto interessanti le considerazioni sulla riforma scolastica nella Vienna del 1922 e le note sul protestantesimo e sul marxismo, due dimensioni di rilevante importanza nella vita dei due studiosi. Rovera sottolinea come adeguati interventi socio-politici, direzionati a costruire comunità, siano la strada maestra per prevenire il disperato atto del suicidio.

Il secondo articolo è a firma di Secondo Fassino e Gian Giacomo Rovera. Presentanoun contributo di grande interesse perché indica nuove dimensioni emotive che possono arricchire e ridefinire la relazione analitica e psicoterapeutica. L’articolo, che haper titolo “Per una psicodinamica della self-compassion: oltre l’empatia, tramite il sé creativo”, propone un upgrade degli assetti emotivi nei percorsi di cura inserendola dinamica della self-compassion, che può arricchire e andare oltre la dimensione dell’empatia nella relazione con un paziente.

La parte che precede il tema centrale è una puntuale descrizione dei diversi approcci all’empatia come dinamica che permette la comprensione della mente dell’altro; sonorichiamate affermazioni di matrice psicodinamica che risalgono a Freud e Adler e adautori di scuola fenomenologica. Seguono considerazioni sull’apparente similitudinetra i concetti di empatia e di compassione che aprono a opportune precisazioni sulle differenze, ben approfondite con lo svilupparsi del discorso.

Interessanti rimandi alla cultura millenaria del concetto di compassione, ben conosciuta sotto il profilo filosofico e praticata dallo spirito religioso. Sono indicati i datirelativi ai recenti studi sulle strutture neurali del circuito della compassione. Si tratta di conoscenze che arricchiscono il modello psicobiologico discusso con riferimento alla personalità, al carattere e alla cooperatività - sentimento sociale di matrice adleriana.

Emerge, dalle considerazioni espresse, una proposta di revisione dei modelli di curache includano nella relazione analitica l’elemento dinamico della compassione, vista sul registro dell’auto-compassione, la self-compassion appunto, che riguarda sia l’analista e lo psicoterapeuta sia il paziente.

La specificità innovativa data dall’inserimento di questo aspetto porta a concepire, nell’alleanza con il deficit, il tema del perdono come elemento che consente di accogliere le umane imperfezioni di entrambi gli attori della scena analitica. Si apre una prospettiva che porta a dire che in questa dimensione il sé creativo dell’analista può arricchirsi di autenticità e alimentare le sorgenti dell’incoraggiamento nella relazione analitica.

Un finale richiamo è rivolto all’importanza che analisti adleriani sviluppino, nelle loro analisi personali, attitudini empatico/compassionevoli e siano portati a vivere la self-compassion nelle relazioni con i pazienti. Si tratta di dimensioni emotive che, unitamente alla propensione all’incoraggiamento, rappresentano la qualità essenziale dell’essere analisti adleriani aggiornati, al passo con le indicazioni delle ricerche attuali.