Home Page › Articolo rivista › EDITORIALE: Competizione / Cooperazione
Pubblicato nel numero: Anno XXXXII Gennaio - Giugno 2014 - Numero 75
Parole chiave: Competizione, Cooperazione
EDITORIALE: Competizione / Cooperazione
Editoriale disponibile in allegato: DOWNLOAD PDF
EDITORIALE (in forma parziale)
I. Introduzione
Competizione e cooperazione sono due termini che hanno polarità opposte, ma per alcuni sono accezioni antitetiche e per altri contrarie, costituendo due facce della stessa medaglia o meglio due sottosistemi di uno stesso sistema.
Al di là delle definizioni comuni, per quello che riguarda le psicologie dinamiche e specie la Psicologia Individuale Comparata (P.I.C.), competizione e cooperazione hanno precursori analoghi, ma finalità differenti.
La competizione spesso maschera un sentimento di inferiorità, ma con finalità volta alla supremazia. Inoltre se è associata ad una componente aggressiva può giungere ad una volontà di potenza distorta. Anche la cooperazione ha come radici un sentimento di inferiorità, ma è compensata dal pensiero operatorio, correlato col funzionamento dell’intelligenza, con finalità di collaborazione e con rinforzo dell’interesse sociale. Può inoltre tendere a livelli di motivazioni valoriali ed etiche.
V. Contributi clinici
I cinque lavori del n° 75 della Rivista sono in qualche modo collegati al tema della Competizione e della Cooperazione.
1. Il Primo Articolo riguarda un lavoro originale di Adler del 1918 sui “Nuovi punti di Vista sul problema delle nevrosi di Guerra”. Tale Contributo è poi inserito nel 1920 in Prassi e Teoria della Psicologia Individuale. La ricerca, a cura e commento di Ernesto Egidio Marasco, riguarda di per sé l’area della competizione.
Le Nevrosi di Guerrasono trattate da Adler con una terminologia nosografica di tipo neurologico e di vecchio stampo: il Carattere nevrotico.
Nei trattamenti ci si rivolge più all’efficienza e ai doveri dei soldati, che non agli aspetti clinici (oggi considerabili di tipo post-traumatico). Tali disturbi rientrerebbero in una malattia di posizione,in quanto gli individui giungerebbero a un isolamento chiudendosi in se stessi a scopo difensivo. Gli interventi praticati si basano quasi esclusivamente sull’“utilizzo dell’autorità” e/o su una filantropica garanzia circa un “minimo di conforto”. Sono annoverati “l’ipnosi, la suggestione, la pseudonarcosi, finte operazioni, etc.” Altre ricette «eroiche» prescrivono procedure dolorose, bagni d’acqua, deprivazioni e intenzionali aggravamenti delle condizioni del paziente.
In altri casi si giunge a un blando supporto psicoterapeutico, oppure più spesso al cosiddetto metodo del «contro shock». Molte di queste tecniche, applicate durante il periodo della guerra (1914-1918), sembrano riferibili a una pseudo – alleanza terapeutica,piuttosto che a un’autentica intenzionalità cooperativa.
2. Il Secondo Articolo, correlato al primo, ha come titolo “Alfred Adler ed il problema delle Nevrosi di Guerra”. Egidio E. Marasco fornisce una lettura critica del Primo Articolo ed estende le sue riflessioni alle Sindromi Post-Traumatiche. Questi disturbi hanno un rilievo notevole anche nel DSM-5 (uscito recentemente in Edizione Italiana, 2014).
L’Autore, utilizzando l’attuale terminologia nosografica, nota come i Disturbi Post Traumatici da Stress, conseguenti a eventi bellici, siano diventati oggi un problema socio-sanitario molto importante. Oltre ai quadri clinici, vengono sottolineate le applicazioni medico-legali che già animavano i dibatti dei medici militari durante la Prima Guerra Mondiale.
Il punto di vista della Teoria Psicodinamica Adleriana emerge nel momento in cui la posizione assunta dall’Individuo di fronte alla competizione estrema della “guerra” sia quella di focalizzare i sintomi, fissandosi sulle forme che meglio esprimono i propri sentimenti di inferiorità e le modalità del loro compenso.
Il suggestivo rinvio all’Iliade di Omero narra come Agamennone dicesse di Achille (defraudato di Briseide) che “si era ritirato dai combattimenti”.
3. Il Terzo Articolo di Alberto Mascetti tratteggia “Il sentimento sociale di fronte alla crisi dei valori e alla modificazione socio culturale del nostro tempo”. A differenza delle prime due ricerche, in cui il tema della competizione emerge chiaramente, qui invece vengono sviluppati argomenti correlati al sentimento sociale e quindi alla cooperazione.
Si evidenzia come il sentimento sociale e lo stile di vita nevrotico siano contrastanti.
Partendo da presupposti sia antropologici sia dell’età evolutiva, si giunge a quelle concezioni adleriane che mirano al sentimento cosmico. L’idea del sentimento sociale permea la prospettiva della psicologia adleriana, sia nel campo della normalità che in quello della patologia. L’Autore rileva che le mutazioni socio-economico-culturali, dovute alla massificazione e alla globalizzazione tendono a svuotare l’identità degli individui, ponendoli in condizioni di anonimato e di anomia, lontane dai loro luoghi di riferimento e di sicurezza. Ciò implicherebbe una situazione di scoraggiamento e una tendenza ad aggregarsi in nuove comunità, che invece di favorire la cooperazione potrebbero innescare dinamiche di tipo competitivo.
Anche lo stile di vita nevrotico, che viene sinteticamente analizzato, sarebbe volto
all’esclusione della paritarietà e delle libertà.
Per superare tale problematiche, Mascetti indica nella condizione di finzione ineludibile la possibilità dell’amore per il proprio destino. Tale proposta avrebbe dentro di sé una duplice opzione: del sentimento di comunità e della competizione alla ricerca di una meta esistenziale.
È interessante notare che competizione e cooperazione mostrino qui la loro ambiguità circa una doppia faccia della stessa medaglia e che una psicoterapia appropriata possa, in qualche modo, restituire al soggetto un certo recupero di autenticità nei confronti di precedenti vissuti.
4. Il Quarto Articolo di Alessandra Bianconi su “Perversioni e Parafilie: riflessioni Individual Psicologiche ed esemplificazioni cliniche”riguarda un attento studio sulle perversioni e le parafilie, che fanno emergere comportamenti aggressivi e manipolativi anche rispetto alla tematica del potere.
Si sottolinea che le perversioniesemplificano in senso competitivo/distruttivo l’uso del potere verso l’altro, mentre le parafilieindicano un intenso e persistente interesse sessuale in qualche modo anomalo rispetto alla norma funzionale.
Vengono sottolineati come gli stress precoci, in particolari contesti relazionali, possano aver effetti sui sistemi neurobiologici e come, per l’adlerismo, un trauma possa costituire un’esperienza interiorizzata che altera lo “Schema Appercettivo”.
Attraverso le due esemplificazioni cliniche emergono profondi vissuti di inadeguatezza, che si compensano patologicamente attraverso agiti oppositivi non convenzionali.
Segue una ricca disamina della letteratura specialistica al riguardo, in cui tra l’altro si sottolineano le vicissitudini dell’aggressività: una sorta di conquista del potere, la “deumanizzazione” della vittima, l’inautenticità esistenziale, etc. La Bianconi sottolinea in questi individui il “deficit di mentalizzazione” e, quindi, la difficoltà di costruire la propria socializzazione su base identificativa ed empatica.
Un altro tema trattato è quello del “sesso estremo” che, accanto al mobbing, al bulling e allo stalking, è anche coltivato su siti internet, diffondendo fantasie e pratiche in tutto il mondo.
La realtà di Internet sembra così essere diventata un “come se” e pure un “senso di essere lì”.
Un terzo caso clinico è riportato per sottolineare l’uso compulsivo della pornografia.
In questo importante Contributo si sottolinea che l’intento degli individui sia quello di dominare, umiliare, usare violenza e che ciò vada a scapito dell’empatia.
Queste problematiche estremizzano il tema della competizione, restituendo peraltro al sentimento sociale adleriano non solo la radice della cooperazione, ma anche taluni strumenti terapeutici.
5. Il Quinto Articolo di Barbara Iazzolino ed Andrea Bovero, dal titolo “Un modello di psicoterapia adleriana con pazienti affetti da Sclerosi Laterale Amiotrofica”, oltre a rilevare il time limit di questa malattia neurodegenerativa, descrive l’applicazione di una psicoterapia con un tipo di approccio che si rifà alle metodiche della Brief Adlerian Psychotherapy Psychodinamic [11]. L’intervento psicologico ha qui specificità e particolarità rispetto ai confini del setting, alle esigenze cliniche e ambientali.
Il trattamento non può costituirsi come una psicoterapia strutturata dello Stile di Vita ma, l’utilizzo della sotto tecnica della confrontazione permette di apportare aspetti chiarificatori. L’intervento, sotteso da un coinvolgimento empatico, rientra a pieno titolo nell’area di un’appropriata cooperazione con il paziente. Il centrare la terapia “sull’hic et nunc”, e dunque su problemi sia clinici che esistenziali, permette all’individuo di indirizzare gli investimenti emotivi maggiormente su di Sé e meno sulla malattia: su come egli potrebbe modificarsi/adattarsi verso nuovi equilibri, consolidando gli atteggiamenti adattivi e tentando di compensare quelli disadattivi. In questa prospettiva terapeutica particolare, rientra un percorso di trattamento che consta una decina di sedute ripetibili nel tempo. In questa evenienza l’aspetto cooperativoriguarda anche il messaggio di non abbandono.